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Mehltretter, Florian ORCID logoORCID: https://orcid.org/0000-0002-7706-7882 und Stein, Juana von (2018): Frenchmen in Dante’s Shoes: Sentimental Journeys through Italy in Early 19th Century Literature. In: Incontri : rivista europea di studi italiani, Bd. 33, Nr. 2: S. 38-51 [PDF, 299kB]

Abstract

Nel corso del Diciannovesimo secolo l’atteggiamento dei Francesi nei confronti dell’Italia è alquanto ambiguo, compreso tra una posa di superiorità ‘coloniale’ esercitata su un paese (ancora) disgregato e arretrato e la venerazione per geni letterari come Dante e Tasso. Dante soprattutto, affascina l’universo artistico e letterario francese durante tutto il secolo. Scrittori quali Lamartine o Hugo, così come pittori e musicisti, sono attratti sia dalla sua personalità, sia dal suo Inferno, la cantica indiscutibilmente più letta del poema dantesco. L’ambiguità risulta particolarmente ovvia nei viaggi sulle orme di Dante compiuti in Italia dagli scrittori francesi del Diciannovesimo secolo, che enfatizzano particolarmente il processo di identificazione emotiva. Si pensi qui a Chateaubriand, che nel 1828 viaggia attraverso l’Italia assumendo la posa di nuovo Alighieri, sebbene la sua conoscenza dell’opera di quest’ultimo sia piuttosto approssimativa. La sua identificazione con Dante, tuttavia, non sembra oltrepassare la semplice imitazione delle vicissitudini del Poeta e punta principalmente a forgiare un’immagine letteraria della sua persona. In maniera analoga, Jean-Jacques Ampère, nel suo Voyage dantesque (1839), predilige un approccio basato anch’esso sulle emozioni, ma le vaste conoscenze di storia della letteratura di Ampère consentono a quest’ultimo di sviluppare un atteggiamento critico più raffinato. Pertanto, la sua capacità di immedesimazione non consiste in una semplice imitazione, bensì in una comprensione più profonda dell’opera dantesca, che conduce Ampère non solamente a elogiare l’Italia rinascimentale, ma, addirittura, ad arrivare a mettere in discussione alcuni aspetti della cultura francese. Si delinea quindi un processo che, similmente a ciò che Dilthey chiamerà, in seguito, Einfuehlung, apporta un cambiamento profondo nella percezione dell’‘altro’ culturale, aprendo alla possibilità di un’ermeneutica interculturale tra la Francia e l’Italia.

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